Il nome deriva dal latino “Sub imbribus”, sotto le piogge, in quanto a causa dell’esposizione alle correnti umide occidentali, sono il luogo più piovoso dell’Appennino Centrale con le precipitazioni che superano i 2000 mm annui.
Il Parco naturale regionale dei Monti Simbruini , che ricade su 7 comuni tra la provincia di Roma e Frosinone, rappresenta la più grande area protetta di tutta la Regione Lazio.
Formatesi oltre 20 milioni di anni fa, nel Neogene, dallo scontro tra la placca eurasiatica e quella africana, hanno natura carsica dovuta al deposito sul terreno emerso di una quantità enorme di molluschi (le rudiste) i cui gusci, ricchi di carbonato di calcio, in fase di decomposizione crearono questa bianchissima roccia calcarea, che oggi ricopre tutto l’Appennino. Ancora oggi sono visibili i fossili di rudiste nelle rocce dell’Appennino.
La natura calcarea ha fatto si che l’erosione delle piogge determinasse la creazione, nel sottosuolo, di una vasta rete di grotte e falde, importanti dal punto di vista idrico. Circa l’80% del Parco ospita fitti boschi di faggete, tra le più grandi d’Europa.
Un’altra particolarità del territorio dei Simbruini è la scarsissima antropizzazione, infatti, su 30.000 ettari di superficie, si contano circa 1800 abitanti (densità = 6 abitanti / km²).
Il parco è composto oltre ad aree boschive di Faggi e zone adibite al pascolo vanta una ricca varietà di vegetali come la roverella, il carpino, il nocciolo, il castagno, il leccio, il terebinto e la specie protetta de il Tasso.
Nella macchia del sottobosco troviamo funghi, come porcini, prataioli, galletti e mazze di tamburo e frutti del sottobosco quali ribes alpino, mirtillo rosso, lamponi e le fragole.
Tra i fiori troviamo svariate specie di orchidee, la genziana, il giglio e le viole.
Nella zona è accertata la presenza del lupo appenninico e ci sono stati alcuni avvistamenti dell’orso marsicano, proveniente sicuramente dal vicino Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise. Presente anche la volpe, il capriolo e una gran quantità di cinghiali. Tra i piccoli carnivori troviamo anche le martore, le donnole, le faine e tassi, mentre tra gli uccelli, importante è la presenza dell’Aquila reale e del falco pellegrino, che ritroviamo anche come simbolo del Parco, oltre ai numerosi rapaci notturni come la civetta, il barbagianni e l’allocco.
Passeggiando nei folti boschi non passa inosservato il grido della ghiandaia e della cornacchia e il ticchettio dei numerosi picchi che popolano la zona. Presenti anche ghiri e scoiattoli, ricci, istrici e rettili, come la vipera e il saettone.
Nelle acque del fiume Aniene, che scorre in queste zone, troviamo la tipica trota fario e il gambero di fiume.
Infine nel febbraio 2009 è terminato il progetto di reintroduzione del cervo
© Foto di Serafini Domenico, Ufficio Naturalistico