Frosinone

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Frusenone tè la porta penta, triste chi c’èscie i biate chi c’entra”. (Frosinone ha la sua porta dipinta in questo modo. È triste chi vi esce e beato chi vi entra).

I detti popolari non sbagliano mai, o quasi. Questa volta ci prendono in pieno racchiudendo in poche parole quella che è la tradizionale accoglienza dei frusinati a chiunque non sia di queste parti ma varchi le sue porte.

In passato c’erano Porta Campagiorni e Porta Romana. In realtà ci sono ancora, a delimitare la parte alta della città che domina la Valle del Sacco ma non solo. Dal Belvedere, in piazzale Vittorio Veneto, il panorama è suggestivo, soprattutto al tramonto nella bella stagione. Certo oggi gli ingressi sono tanti, ma da qualsiasi strada si arrivi l’ospitalità è sempre la stessa. Calorosa, sentita, cordiale. Nei gesti e nelle pietanze che si offrono. Al primo posto i deliziosi fini fini, ovvero delle fettuccine tagliate in maniera molto sottile. Poi tanto altro, nella più tradizionale cucina ciociara. Del resto accoglienza e allegria sono ricordate anche nella meravigliosa Ascolta la Ciociaria di Libero de Libero. “Le tue fisarmoniche festaiole/ e il lungo grido che accende la stizza,/ il saltarello con calze rosse/ pizzica gambe al girotondo,/ sciogli la cinta e il fazzolettone/ è scaltro il ballo a Frosínone”.

A proteggerla, più che a dominarla, ci pensa il suo campanile, del 1674 e simbolo della città. Dall’alto dei suoi sessantotto metri e 168 gradini, più volte scalati da molti nelle visite guidate, si osservano i monti Ernici e i Lepini, che circondano la valle su cui sorge l’antica Frusna.

È che da queste parti si paga uno scotto e a raccontarla, questa città, con la “concorrenza” di un’Italia che non ha eguali in quanto a ricchezze artistiche, storiche e culturali, pare che non vi sia granché di interessante. E invece Frosinone nasconde luoghi e costumi curiosi, originali, insoliti. Talvolta proprio stravaganti.

Carnevale
Prendiamo il Carnevale, forse l’evento più atteso di tutto l’anno e che si snoda lungo tutto il centro storico partendo dal quartiere Giardino, cuore pulsante della città e custode delle più antiche tradizioni. La festa del martedì grasso è quella della radeca, che altro non è se non una foglia d’agave dalla storia tutta particolare e che si perde nell’epoca precristiana. Del resto il capoluogo ciociaro è stato prima città volsca con il nome Frusna e poi romana come Frùsino. Ma è alla fine del Settecento che si colloca la leggenda della radeca, che non manca di riferimenti storici ben precisi. È infatti in quel periodo che ci fu la rivolta dei frusinati alle truppe di occupazione francesi, che reagirono in maniera durissima con un saccheggio e un massacro senza alcuna pietà.

La leggenda a questo punto racconta come un anno dopo quei fatti dolorosi, i frusinati vollero ugualmente festeggiare Carnevale mandando un messo ad Anagni dove stazionava il generale Jean Étienne Championnet e annunciandogli come la città si fosse di nuovo ribellata. In realtà un gioco, uno scherzo, una burla. Il militare non ci mise molto a raggiungere Frosinone, dove invece che una rivolta trovo migliaia di persone pronte a sbeffeggiarlo. Championnet non se la prese, ma invece cominciò a cantare e a bere con loro, diventando da allora il simbolo del Carnevale. Ogni anno, da allora, un suo fantoccio percorre le strade del centro storico su un carro per poi essere dato alle fiamme non senza un giusto processo.

Un peccato perdersi questa festa, preceduta da un corteo storico e da un’allegra processione in cui si balla con la radeca in mano. Da qualche anno, il sabato grasso, viene organizzato anche il Gran Ballo del Generale alla villa comunale, nella zona di De Matthaeis.

Santa Fregna
Altra festa goliardica, in cui storia e leggenda si incrociano, è quella di santa Fregna, che ricorre ogni 3 maggio e fonte di ilarità e devozione da parte di ogni frusinate che si rispetti, uomo o donna che sia. Non rimanete sorpresi, allora, se capitando a Frosinone il 3 maggio ci si saluti con il tradizionale invito di “sempre sia lodata”. Da queste parti si usa così.

La storia ricorre in realtà a santa Elena Flavia Giulia, madre dell’imperatore Costantino che, secondo la tradizione, ritrovò i resti della croce santa. Il lato profano vuole che la croce di ogni uomo, intendendo per essa la sofferenza, sia identificata con il sesso femminile, il desiderio del quale spesso rimane insoddisfatto. E allora «nella tradizione orale popolare – si legge sul sito del Comune di Frosinone – questo giorno è associato ad un evento lontano e improbabile da cui il mondo di dire che un qualcosa accadrà “Nsanta fregna”, a significare chissà quando, forse mai».

M.A.C.A. Museo di Arte Contemporanea dell’Accademia
Sono oltre sessanta le opere che compongono questa eccezionale galleria d’arte a Palazzo Tiravanti, sede dell’Accademia di Belle Arti di Frosinone. Opere realizzate da vari artisti che in comodato d’uso hanno acconsentito alla pubblica fruizione delle loro creazioni. Un allestimento permanente che tenderà ad ingrandirsi sempre di più, oltre che ad ospitare di volta in volta altre mostre.

La cattedrale di Santa Maria Assunta
La chiesta più importante della città, restaurata nel XVIII secolo e che ricorda molto Sant’Andrea della Valle a Roma, può essere considerata un vero e proprio museo di arte contemporanea. Tra le opere conservate una Madonna con Sant’Anna e San Giovannino e angeli del Sementi, discepolo di Guido Reni. Ma ci sono anche tele di Gisberto Ceracchini, Domenico Purificato (che ha affrescato una sala anche nella vicina Prefettura), Eliano Fantuzzi, Giovanni Colachicchi e Luigi Montanarini.

In cattedrale anche le statue dei santi patroni, Silverio ed Ormisda, entrambi papi. Il primo figlio del secondo.

Museo archeologico
La storia dell’antica Frusna, diventata poi Frùsino e Frosinone, è racchiusa nel piccolo ma bene organizzato Museo Archeologico. È qui che viene conservata una cospicua documentazione della storia dell’insediamento umano sul territorio, dalla preistoria all’età imperiale. Molto interessanti le testimonianze dei Volsci, tra le più importanti popolazioni che hanno popolato il Lazio nei secoli passati.

Chiesa della Madonna della Delibera
È una chiesetta del IX secolo, anche se largamente restaurata nel 1700. Caratteristica è la sua pianta ottagonale e al suo interno custodisce preziose opere d’arte. Davvero notevole, tra le altre, è la ala d’altare affrescata che rappresenta san Magno insieme a sant’Ormisda. Tra i due la città di Frosinone con la rocca e le torri presenti in quell’epoca.

Monumenti e una tomba particolare
Frosinone non è una città ricca di monumenti, ma qualcuno va citato. Il primo è in piazza dei Martiri Toscani, dove si erge maestoso quello ai caduti di tutte le guerre realizzato dallo scultore Umberto Mastroianni, artista morto nel 1998 le cui opere sono esposte in tutto il mondo e genio assoluto del suo tempo.

Nella stessa piazza, chiamata così proprio per loro, si trova la lapide realizzata dal maestro Alberto Spaziani per ricordare Giorgio Grassi, Pierluigi Bianchi e Luciano Lavacchini, tre ragazzi toscani fucilati dai fascisti nel 1944.

In piazza della Libertà, di fronte al Palazzo della Prefettura, c’è il monumento a Nicola Ricciotti, eroe del Risorgimento e realizzato da Ernesto Biondi, lo scultore autore dei Saturnali, esposto alla Galleria Nazionale di Arte Moderna a Roma la cui copia si trova anche nel Giardino Botanico di Buenos Aires.

Forse non molti sanno che ai piedi del monumento a Nicola Ricciotti, all’interno della piccola aiuola che lo circonda, c’è anche la tomba dell’altro eroe frusinate del Risorgimento, Luigi Angeloni, morto a Londra nel 1842 e le cui spoglie tornarono nella sua città natale in una maniera ancora oggi poco chiara.

Murales di Alice Pasquini
Tra le più note artiste della street art a livello internazionale, Alice Pasquini ha realizzato una sua opera anche a Frosinone, in viale Marconi. Un murales realizzato durante il Festival della letteratura Tutti i colori del libro. Poi la stessa artista ha postato sulla sua pagina facebook il lavoro fatto in città.

Conservatorio Licinio Refice
Eccellenza culturale di Frosinone, insieme all’Accademia di Belle Arti, è il Conservatorio di Musica Licinio Refice, che ha una sua Orchestra sinfonica e una Jazz, oltre ad essere tra i più prestigiosi d’Italia e ospitare moltissimi studenti stranieri, in maniera particolare coreani. Il suo auditorium è stato inaugurato da Ennio Morricone, che qui ha insegnato. Da qualche anno, nel mese di luglio, in collaborazione con il Comune di Frosinone organizza il Festival dei Conservatori, manifestazione alla quale partecipano istituti italiani ed europei.

Aeroporto Girolamo Moscardini
Dal 1939 a Frosinone è di stanza un aeroporto militare che ospita il 72° Stormo ed è deputato all’addestramento di piloti di elicottero dell’Aeronautica Militare ma non solo. In pratica tutte le forze dell’ordine inviano qui i loro futuri piloti per conseguire il brevetto. Da tempo, grazie ad accordi internazionali, arrivano ad imparare anche piloti stranieri. Una bella realtà radicata sul territorio e pronta ad interagire con le scuole. Occasionalmente sono organizzati degli open day con l’apertura dell’aeroporto a tutti i cittadini.

Frosinone Calcio
Una storia lunga quella del Frosinone Calcio, consultabile in una dettagliata ricerca sul sito della società sportiva, dove vengono ricordati i recenti successi ma anche la fatica dei campionati minori.

A noi piace raccontare di uno stadio nuovo, il Benito Stirpe, in grado di ospitare oltre sedicimila persone e davvero un gioiellino di architettura e funzionalità. E di una società che da qualche anno sta facendo innamorare dei suoi colori la città di Frosinone e non solo questa. Una società solida, in grado di portare la squadra per la prima volta in serie A e con una tifoseria che si è consolidata partendo dalla base. Oggi tanti bambini non hanno una ‘seconda squadra’, ma tifano solo e soltanto Frosinone.

Orchestra da camera di Frosinone
Tre primi violini, tre secondi, due viole, un violoncello e un contrabbasso. Nata da qualche anno, l’Orchestra da Camera di Frosinone, presieduta da Annarita Alviani, conta sulla direzione artistica del professore universitario e “inventore” della Notte della Taranta Maurizio Agamennone e del contrabbassista di fama internazionale Maurizio Turriziani.
È stato quest’ultimo a coinvolgere nel sogno dell’Orchestra molti talenti musicali della Ciociaria, tra i quali Loreto Gismondi, Alessandro Minci, Marco Attura e numerosi altri. Tutti musicisti di fama internazionale e che hanno messo a disposizione la loro arte per lanciare un messaggio importante di diffusione della musica e della cultura in generale.

Laura Collinoli
Giornalista ‘O Magazine

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