Tartufo di Campoli Appennino

Il tartufo rappresenta il simbolo di Campoli Appennino. Fin dall’antichità l’importanza di questo prodotto è testimoniata da numerose fonti che narrano venisse inviato in dono a re e principi, data la sua prelibatezza.

Nei fitti boschi è abbondante la crescita del tartufo, un dono della terra che ha reso celebre questo piccolo borgo in tutto il mondo.
Tre le qualità presenti:

Il Tuber Magnatum Pico (Tartufo Bianco), di sicuro il più pregiato e costoso anche perché molto difficile da raccogliere.

TuberMelanosporum Vitt (Tartufo Nero Pregiato) dal colore scuro e dall’aroma intenso, viene subito dopo il tartufo bianco per qualità.

Il Tuber Ae-stivum, o scorzone (Tartufo Nero Estivo) dal colore simile al nero pregiato, ma dalle proprietà inferiori. La sua superficie è grezza e carne giallastra.

Il prodotto viene messo in commercio fresco o trasformato. Quello fresco dopo la raccolta, da parte dei covatori della zona, subisce solamente il lavaggio in acqua, senza aggiunta di additivi, per circa un’ora; successivamente viene spazzolato e confezionato in bustine per alimenti a seconda della loro pezzatura.

Il prodotto trasformato, invece, dopo aver subito il lavaggio con acqua corrente nelle vasche di acciaio, viene invasettato intero con acqua e sale in vasetti di vetro della capacità variabile da 20 a 500 gr, I residui di tartufo che provengono dalle lavorazioni precedenti vengono utilizzate per la produzione di creme. Infatti i pezzi di tartufi dopo il lavaggio vengono macinati, cotti a circa 100°C, ed invasettati con olio di oliva e sale. I vasetti vengono sterilizzati a 121°C per 40 minuti.

La decennale sagra del tartufo che viene svolta annualmente, testimonia come il forte legame prodotto-territorio trovi una sua collocazione anche a livello sociale.

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