COLLEPARDO

COLLEPARDO

Sul nome del Paese ci sono diverse ipotesi. L’ipotesi più blasonata, ipotizza che il nome Collepardo trarrebbe la propria origine dalla presenza nel territorio di gatti selvatici o linci, detti gattopardi: forse per questo lo stemma comunale raffigura un felino che si disseta con l’acqua di un torrente.

Studi più recenti, intrapresi dal  monsignor Giuseppe Capone, ipotizzano che il nome deriverebbe da “pardes” (parco o giardino): Collepardo significherebbe quindi “colle giardino”.
Il Paese, grazie alla sua natura carsica, ha ricchezze soprattutto dal punto di vista naturale, profonde gole del torrente Cosa, le grotte dei Bambocci (oggi conosciute come le Grotte di Collepardo) e la grande voragine detta Pozzo d’Antullo.

Terra della Famiglia Colonna, che eresse nel XII secolo il Castello di Trisulti, dove oggi è possibile vedere l’attuale Certosa di Trisulti. Il nome Trisulti dovrebbe derivare dal latino “Tres saltibus”, in quanto in quella zona s’incrociavano tre valichi (detti “salti” in passato) che permettevano di raggiungere l’Abruzzo, la Ciociaria e Roma. Sicuramente questi valichi erano soggetti a pedaggi in favore dei Colonna, vista l’importanza dei territori che permettevano di raggiungere.

Da vedere:
Certosa di Trisulti

L’attuale abbazia, voluta da papa Innocenzo III, sorge nei pressi dei ruderi di un’antica abbazia benedettina del 996 fondata da San Domenico di Sora e successivamente donata ai Certosini.
Nel corso dei secoli la struttura subì modifiche e ampliamenti, ed oggi si presenta nelle sue forme tipicamente barocche.
Dal 1873 è monumento nazionale, gestita inizialmente dai Certosini di San Brunone (o San Bruno), sostituiti nel 1947 dai Cistercensi.

Era la residenza estiva di papa Innocenzo III. La Certosa è immersa tra boschi di querce e gode di un panorama spettacolare, affacciandosi dall’alto della cosiddetta Selva d’Ecio, dove principia il Cosa (Capofiume,) alle falde del Monte Rotonaria (Monti Ernici), a 825 m di altitudine
Racchiusa da mura, l’accesso è formato da un grande portale sul quale si erge un busto di San Bartolomeo, opera dell’allievo di Michelangelo Buonarroti Jacopo Lo Duca.

Nel primo piazzale, il principale della struttura, si trova l’antica foresteria, in stile romanico-gotico, conosciuta anche con il nome di Palazzo di Innocenzo III, al suo interno troviamo un’antica biblioteca di circa 36.000 volumi e la chiesa di San Bartolomeo.

La chiesa di San Bartolomeo
La chiesa subì molteplici modifiche, all’originaria struttura gotica si sovrappose un impianto barocco. La facciata risale al 1798 e fu realizzata dall’architetto Paolo Posi.
Internamente è divisa in due sezioni da un’iconostasi, parete decorata di icone, solita della tradizione certosina, una dedicata ai padri e l’altra ai conversi. Alla base dell’iconostasi ci sono i resti di martiri cristiani. Nella chiesa sono conservate pregevoli opere pittoriche di Filippo Balbi, tra cui un dipinto sulla strage degli innocenti.
Nella volta sono presenti affreschi che raffigurano una Gloria del Paradiso, realizzati nel 1683 da Giuseppe Caci; sua è anche la pala d’altare che raffigura una Madonna in trono con il Bambino e i santi Bartolomeo e Bruno.

La farmacia
Risalente al XVIII secolo, l’antica farmacia si compone di varie stanze arredate in stile settecentesco e decorate con pittura naturalistica, la cosiddetta trompe-l’oeil.
Nella farmacia si possono vedere i vasi in cui erano conservate le erbe medicamentose e i veleni estratti dai serpenti.
Nel giardino sono visibili siepi con forme di animali, questo in passato era l’orto botanico. 

Grotte di Collepardo
Conosciute anche come Grotte dei Bambocci, a causa delle numerose stalattiti che per le loro forme rievocano l’aspetto di bambole e pupazzi, in dialetto bambocci.
Le Grotte di Collepardo sono l’esempio della metamorfosi carsica dovuto all’erosione da parte dell’acqua del suolo sotterraneo.
Nel 1904 furono visitate dalla Regina D’Italia Margherita e il comune decise di sostituire il nome con “Grotte Regina Margherita”.
Al suo interno furono rinvenuti sceheletri umani risalenti intorno al 1400 a.C.

Da menzionare anche numerosi reperti pagani che testimoniano la presenza di un santuario mitriaco, del Sole, meta di pellegrinaggi e di riti. Il Mitreo delle grotte di Collepardo doveva essere un grande santuario molto conosciuto all’epoca.

Il Pozzo
Secondo la leggenda il terreno sprofondò per punire Antullo, un uomo malvagio che viveva in quella zona.
E’ una grande voragine, di origine carsica, profonda 80m e con una circonferenza di 300 m.
Rappresenta uno dei più grandi esempi di cavità carsica formatasi nel Mondo.

  • Centro storico
  • Grotte di Collepardo
  • Pozzo d’Antullo (o Santullo)
  • Giardino botanico “Flora Ernica”
  • Certosa di Trisulti
  • Santuario delle Cese
  • Monastero di San Domenico
  • Monastero di San Nicola
  • Eco Museo e Museo delle Erbe

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