Edificata sulle rovine di un antico municipio romano, prende il nome Casamari dal latino “Casa di Mario”, Caio Mario celebre condottiero romano.
Furono i benedettini nel XI secolo ad insediarsi nel luogo e fondare l’abbazia.
Secondo alcune fonti, Chartarium Casamariense, nel 1005 i monaci della vicina Veroli decisero di riunirsi in un monastero e scelsero Casamari .
Intorno al 1140 i benedettini vennero pian piano sostituiti dai monaci cistercensi.
Nel 1623 i monaci si ridussero di numero.
Nel 1974 l’abbazia fu dichiarata monumento nazionale riacquistando prestigio e stabilità economica.
Nel 1929 la congregazione di Casamari fu eletta canonicamente congregazione monastica e fu aggregata alle altre dell’ordine dei Cistercensi.
La sua struttura, simile a quella dei monasteri francesi, è formata da un ingresso con una porta a doppio arco e da un giardino con un chiostro centrale, quadrangolare, con quattro gallerie con copertura semicilindrica.
L’aula capitolare è un ambiente formato da nove campate e da quattro pilastri ed è usata per le riunioni. Dal chiostro si accede alla chiesa che è a pianta basilicale a tre navate; la facciata presenta all’esterno un grande portico, dietro l’altare si trova il coro costruito nel 1940. Le finestre della chiesa presentano delle lastre di alabastro al posto dei vetri.
L’abbazia è sede ci varie attività come la farmacia, la liquoreria, restauro di libri, biblioteca e museo archeologico.
La prima farmacia all’interno del monastero fu fondata nel 1760 e chiusa durante il periodo napoleonico (1811).
L’attuale farmacia fu inaugurata nel 1948 con due sale, una di vendita e un laboratorio.
La biblioteca è caratterizzata da un soffitto a cassettoni sostenuto da quattro archi a tutto sesto. Nel suo interno troviamo oltre 80.000 volumi tra i quali un antico manoscritto “Regola di San Benedetto” risalente alla fine del XII secolo.
© PhotoCredits Elio Presciani , Maria Elena Mastracci